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[TRAD ITA] Intervista Weverse - j-hope

Aggiornamento: 1 dic 2020

j-hope: “Essere amati anche solo da una persona è bellissimo, ma noi stiamo ricevendo amore da tutto il mondo”

Il 28 Aprile, j-hope ha registrato un Log sul canale Youtube dei BTS, “BANGTANTV”, mentre faceva riscaldamento. Durante l’ora e quaranta minuti, ha riscaldato tutto il corpo, iniziando con movimenti piccoli e continuando con movimenti gradualmente più grandi e facendo vedere la sua tecnica. Non ha certo lasciato fuori i suoi esercizi di raffreddamento. Ecco com’è stata la vita di j-hope come membro dei BTS negli ultimi sette anni.


Sono successe molte cose quest’anno.

j-hope: Come ho già detto in un’altra intervista, quest’anno è stato come una corsa sulle montagne russe. Abbiamo iniziato con un’esibizione ai Grammys, che è stata davvero fantastica, e poi è stato rilasciato Map Of The Soul: 7, ed è stato meraviglioso, ma poi è crollato tutto. Con l’avvento del COVID-19, ho avuto modo di riflettere molto e di studiare, poi abbiamo presentato “Dynamite” al pubblico, con un riscontro e dei risultati grandiosi. E la corsa è iniziata da capo. Le montagne russe sono spaventose, ma ti rimangono impresse nella mente una volta che ne sei sceso. Per quest’anno mi sento proprio allo stesso modo: è stato spaventoso, ma memorabile.


Una delle cose più memorabili di quest’anno deve essere stata “Dynamite” in cima alla Billboard Hot 100, ma non avete avuto veramente la possibilità di andare in America.

j-hope: Quando abbiamo raggiunto il primo posto, non siamo riusciti a vedere la classifica perché stavamo dormendo. Abbiamo controllato una volta svegli, ed eccoci lì, al primo posto. Poi però siamo andati subito a lavorare (ride). Dovevamo girare delle riprese qui in Corea. È stato difficile goderci veramente il momento, date le circostanze, ma è stato comunque bello poter gioire insieme.


Realizzare BE in un anno come questo, deve averti fatto pensare molto.

j-hope: Di solito penso che gli album dei BTS debbano essere una rappresentazione dell’intero gruppo, ma questa volta l’ho pensato come un insieme delle storie che volevo raccontare, volevo fare della musica e mettere me stesso nel nuovo album, mantenendolo comunque come un album dei BTS. Alla fine, si è rivelato perfettamente in linea con le varie sfumature del gruppo, e l’energia di tutti ha fatto sì che si creasse una meravigliosa sinergia.


Cosa ti ha spinto verso quella direzione?

j-hope: Abbiamo iniziato la realizzazione di questo album riunendoci e cercando di capire che tipo di storie volessimo raccontare. Alla fine, la conclusione è stata “Beh, hei, nonostante la situazione dobbiamo continuare a vivere, non possiamo mollare.” E da lì è nata “Life Goes On”, e abbiamo lavorato sulle storie che ognuno di noi voleva raccontare. Penso che sia un album più “crudo”, dato che abbiamo provato a catturare le emozioni che abbiamo provato durante la pandemia.

Immagino ci fossero molte canzoni che volevate inserire nell’album, e che le vostre idee fossero diverse tra loro. Come avete fatto a trovare un compromesso per la versione finale dell’album?

j-hope: Nessuno di noi aveva fatto dei progetti specifici. Per ogni canzone che ascoltavamo qualcuno chiedeva “Ehi, c’è qualcuno che vuole fare una prova?” e qualcuno degli altri rispondeva “Io! Ci provo io.” Abbiamo fatto così. Ci sono stati anche degli scontri. Quando si inizia ad alzare la voce, è difficile trovare un compromesso, ma siamo sempre stati bravi a parlare tra noi, sappiamo quando è il momento di tirarci indietro o abbassare i toni, quindi è andato tutto liscio, anche la scelta delle canzoni di gruppo.


Come fate a scegliere le canzoni? Avete scelto di mettere “Dis-ease” nell’album.

j-hope: C’era una canzone a cui stavamo lavorando, poi qualcuno ha detto “Quella traccia non è molto buona vero? Quella precedente di Jungkook era migliore” allora le abbiamo cambiate al momento. Abbiamo finito di registrare la canzone e poi ne abbiamo parlato con la compagnia e alla fine l’abbiamo cambiata. L’abbiamo ascoltata tutti insieme e abbiamo detto “Che ne dite di questa?” è così che abbiamo scelto. Poi era pronta “Life Goes On” e non ero sicuro che “Dis-ease” sarebbe stata inserita nell’album. Abbiamo dato le sette canzoni, fatte da ogni membro, a Jimin, che era il project manager, e lui ha suggerito di ascoltarle tutte prima e di chiedere poi il parere della compagnia. Penso fosse una delle storie che ogni membro sentiva come propria.


Qual è stata la tua ispirazione per il tema di “Dis-ease”?

j-hope: Prima di tutto, volevo entrare nella mentalità che questa canzone doveva rappresentare la malattia. Di solito quando lavoro ad una canzone, prima di tutto mi concentro sul ritornello, e poi lavoro al primo verso. Per questa canzone, dopo che avevo finito il ritornello, la traccia sembrava un po’ troppo allegra e dato il tema di cui doveva trattare non mi sembrava il caso fosse troppo vivace. Non avrebbe rispecchiato come mi sentivo. Ciò nonostante, sebbene la tematica di cui tratta “Dis-ease” non sia leggera, quando si fonde con il beat, sembra come se la canzone stessa stesse cercando di andare oltre e mantenere un tono positivo. Quindi ho messo qualche graffio nel ritornello e ho inserito dei “bbyap bbyap bbayp”, da lì ho iniziato a pensare “Aha! Dovrei chiamarla “Dis-ease”.”


Non mi aspettavo scrivessi una canzone che dipinge il rapporto di amore-odio che hai con il tuo lavoro come una malattia. Molte persone si aspetterebbero da te un atteggiamento positivo e speranzoso dato il tuo nome.

j-hope: Ero troppo impegnato per pensare al lavoro per quello che è. Inoltre, come sapete, le cose sono cambiate e c’erano molte cose che non potevamo più fare. Prima mentre lavoravo mi dicevo: “Oh, mi serve una pausa.”, ma poi abbiamo avuto del tempo libero e senza accorgermene ho detto “Oh, voglio lavorare”! E questo mi ha fatto riflettere, “Perché mi dà fastidio? Ho la possibilità di prendermi una pausa, dovrei approfittarne. Perché sento la necessità di lavorare, nonostante questa situazione? È una forma di malattia professionale?” Mi è sembrato, in questo momento, di poter esprimere questa parte di me.

Questa è la prima volta che ho sentito in un tuo testo quanto impegno tu ci metta per avere successo. Mi ha fatto domandare quanta pressione tu abbia provato a causa del tuo lavoro negli ultimi sette anni.

j-hope: Per abitudine dicevo, “Sto bene, sono ricco di speranza” e continuavo a lavorare, ma in realtà penso stessi semplicemente evitando i problemi derivanti dal mio lavoro, piuttosto che affrontarli. La cosa bella della musica è che posso esprimere quello che mi passa per la testa, persino la tristezza o la depressione in modi bellissimi. Di solito non esprimo quel genere di sentimenti, ma questa volta volevo provare.


Sembra che tu abbia pensieri contrastanti sul lavoro.

j-hope: Sul mio lavoro? Beh, in realtà non sono sicuro sia così. Il lavoro è un po’ come il brutto anatroccolo. Il mio lavoro mi dà molta energia positiva, ma l’energia si recupera anche attraverso il riposo, ma le persone come me, si sentono vive quando stanno lavorando, quindi io ho bisogno di rimanere in movimento, di continuare a fare cose. Quando smetto mi sento ansioso, e sono felice quando riparto. Ogni tanto non ho voglia di lavorare, ma non posso farne a meno.


Stai dicendo che hai un bel rapporto con il tuo lavoro?

j-hope: Esattamente. È più semplice se non ci si pensa troppo. Se ci pensi troppo poi le cose diventano difficili. Dato che io sono io, non riesco sempre a non pensarci troppo, ma sto facendo del mio meglio per dare il massimo.


Non pensarci troppo non è sempre facile.

j-hope: Sì. Forse è perché non ho molti problemi da dover affrontare. Per questo mi sento insicuro. Non sono certo di come potrebbe essere intaccata la mia identità se non mi trovo di fronte a delle difficoltà.


Ma i BTS invece, si sono trovati di fronte a molti momenti difficili, giusto?

j-hope: È vero (ride). Ma il gruppo non sarebbe mai andato avanti se fossi stato l’unico a tirarci su di morale. È stato possibile perché la pensiamo tutti allo stesso modo. Mi chiedo se saremmo mai riusciti ad arrivare così lontano se fossi stato l’unico a dire “Forza ragazzi!” Ecco perché sono ancora più grato agli altri membri.


In quale modo in cambi d’umore condizionano la vostra musica?

j-hope: Non volevo fare una canzone troppo allegra questa volta. Ho pensato che sarebbe stato meglio fare qualche canzone più delicata sul modo in cui mi stavo sentendo in questo intero periodo, quindi ho scelto “Dis-ease” e “Fly to my room”. Anche gli altri membri hanno pensato “Sì, abbiamo fatto molte canzoni allegre, quindi va bene provare anche questa strada”. Anche per “Blue & Grey” è così. Amo quella canzone.


La tua voce in “Blue & Grey” è completamente diversa. È cambiato anche il tuo stile di fare rap, insieme alle tue emozioni?

j-hope: Volevo che in “Blue & Grey” sembrasse come se stessi parlando, in realtà. Il tono e le sensazioni che dà la mia voce dipendono tanto da come vocalizzo il mio rap. Questa volta l’ho notato molto. Namjoon mi ha aiutato tanto a dire il vero. La sua parte era subito dopo la mia, quindi mi sono girato verso di lui e gli ho detto “Forse suona meglio se lo faccio così” e ho provato. Poi ho usato i suoi consigli per trovare il suono giusto.


Cosa si prova a discostarsi dal tuo solito stile?

j-hope: È davvero una sensazione nuova. Pensavo che non avrebbe mai funzionato, ma alla fine penso mi sbagliassi. Ho sempre voluto provare questo tipo di atmosfera. Per me “BE” è una sorta di primo passo in un terreno sconosciuto, quindi ci sono stati dei momenti in cui sono stato messo alla prova e altri momenti che sono stati dei cambiamenti graditi.



Penso che questi cambiamenti si vedano bene nel tuo rap in “Dis-ease”. Nell’intro, al posto che seguire il tempo, sembra che tu segua il narrarsi di una storia.

j-hope: Mi sono assicurato di non pensare troppo questa volta. Alla fine, il risultato è stato molto naturale, perché le parole hanno trovato il loro tempo come sono uscite dalla mia bocca. Ed è stato qualcosa di nuovo, perché non ho mai cantato un verso lungo come in “Dis-ease”. Quando facciamo le parti rap, di solito ci sono dalle quattro alle otto frasi, ho pensato di provare a fare un verso con 16. Mi ha aiutato anche il fatto che il testo in questo caso sia tra le prime cose che sono state fatte di questa canzone.


La musica rende “Dis-ease” allegra, ma poi in realtà nasconde un messaggio sorprendente: “Ad essere onesto, ho questo problema”. È come se tu ti stessi trattenendo per non oltrepassare un limite.

j-hope: Una cosa del genere. Non si dovrebbe rimanere entro i propri limiti? Forse anche questa è una malattia (ride). Pensavo che se j-hope si fosse sbilanciato troppo da una parte, le persone avrebbero pensato fosse strano. Ecco perché ho cercato di rimanere entro i miei standard, ma anche io sono un essere umano, ho espresso attraverso la musica delle emozioni che normalmente non so articolare.


Non vuoi oltrepassare il limite?

j-hope: Ovviamente ci ho pensato. Vorrei, ma in generale nella mia vita, e nella mia testa, penso sempre che se esistono dei limiti è perché non devono essere oltrepassati. Ma sto diventando più permissivo come me stesso sull’andare oltre quando si tratta della musica.


Quindi non li hai oltrepassati, ma adesso vuoi dire “C’è dell’altro” e andare oltre.

j-hope: Sì. Questo potrebbe davvero essere il momento in cui ne ho bisogno. Sono stato fortunato perché ho conosciuto delle persone meravigliose, ho avuto successo e sono arrivato fin dove sono ora. Adesso che sono qui, voglio sempre mettermi alla prova e crescere. Ecco perché sto lavorando dura e sto riflettendo su che tipo di musica dovrei fare.

C’è una parte in “Fly to My Room” dove canti “Puoi cambiare il modo di vedere le cose.” È come se stessi spiegando il modo in cui hai vissuto negli ultimi sette anni.

j-hope: Dipende dall’ottica in cui si guardano le cose. Prendiamo per esempio un buon pasto. Se lo mangi da solo potresti provare molta solitudine, ma se ti dimentichi di essere solo per un minuto e ti concentri sul pensiero “Non è diverso da quello che mangerei fuori se fossi con altri”, allora è come se fossi andato a mangiare fuori. Quindi anche se mi sentivo bloccato a casa nella mia solitudine, ho cercato di vedere quel momento come un nuovo viaggio. Ho incominciato a vedere la mia stanza come il mio mondo e il cibo d’asporto come il servizio di un hotel tre stelle. Come si intuisce dal titolo, ho lavorato a questa canzone tenendo a mente come ho fatto a tenere duro quest’anno.


E perché hai deciso di “cambiare il modo di vedere le cose?”.

j-hope: Perché ricevo molto amore. Data la mia posizione ci sono delle cose che devo affrontare, quindi cerco di fare e pensare a cose che sono in grado di sopportare. Ci ho riflettuto molto su questa cosa, e alla fine l’ho accettata. Quindi mi sono concentrato su cosa potessi fare realmente in questo momento difficile e a come avrei potuto aiutare i miei amici, il mio gruppo. Penso di star ancora attraversando quel processo, tutto è un divenire, penso di dover capire tra le cose che posso fare, cosa mi sarà utile poi, ma ancora non lo so.


Che effetto ti fa essere circondato da così tanto amore?

j-hope: È fantastico avere qualcuno che ti ama. Essere amati anche solo da una persona è bellissimo, ma noi stiamo ricevendo amore da tutto il mondo, e so che è una cosa che non bisogna dare per scontata. Sono così grato che a volte mi sento sopraffatto e mi ritrovo a pensare: “Wow, come posso restituire tanto amore?”, vorrei poterlo fare in ogni modo possibile, ogni volta che posso, perché sono così tanto onorato di essere tanto amato che non riesco nemmeno a esprimerlo a parole.


Un po’ di tempo fa, in un’intervista di Rolling Stone India, hai detto che, quando eri giovane, identificavi il debutto con il successo. Cosa significa ora il successo per te, adesso che continui ad averne sempre di più?

j-hope: Il successo… è un concetto semplice, ma che può essere molto pesante. In ogni aspetto della vita penso che con il termine “successo” si indichi l’essere soddisfatti di quello che si fa. Quando si perde entusiasmo nel proprio lavoro, quando diventa più un dovere, è in quel momento che diventa deprimente.


Ci sono però inevitabilmente dei momenti in cui non si riesce ad apprezzarlo.

j-hope: Sai, in realtà è molto semplice. Se non riesci a fare qualcosa adesso, falla dopo. Fallo e ti sentirai tranquillo. Penso sia questo il segreto di una lunga vita felice. Tutto quello che non puoi fare nei tuoi vent’anni, lo puoi sempre fare nei quaranta. Certo, ci sono delle cose che devi fare quando sei ancora pieno di energie (ride), ma se ti trovi in una situazione particolare, devi solo andare avanti. Riprovare dopo se non puoi farla con entusiasmo ora. Probabilmente in futuro ti sentirai diversamente. Sì, direi che questa è stata bene o male la chiave della mia autoconservazione.


Dove trovi la forza per andare avanti così?

j-hope: Dal gruppo e ovviamente dai nostri fan, gli ARMY. Abbiamo dovuto superare tutto per i fan. In ogni momento di ogni giorno, loro vengono prima di tutto. Penso sempre a quanto doloroso sarebbe per i fan se sorvolassimo su delle cose, o se volessimo arrenderci quando abbiamo dei momenti difficili. Quando abbiamo debuttato avevo 20 anni, non sapevo molto cosa volesse dire avere una vita sociale, ma i messaggi da parte dei nostri fan sono stati di grande conforto e ci hanno dato speranza. Ho imparato tantissime cose leggendo le loro lettere e capendo i loro pensieri. I fan e gli artisti sono davvero una cosa sola.


Quello che hai appena detto mi fa venire in mente un verso di “Life Goes On”: “Le persone dicono il mondo sia diverso, ma fortunatamente tra te e me, nulla è cambiato.”

j-hope: Sì, esatto. Ho pensato che quella frase esprimesse bene il concetto non appena l’ho sentita. L’ha scritta Yoongi, è davvero bravo (ride). Penso che descriva bene il nostro rapporto con i fan.



Traduzione a cura di BTS Italia (Rebecca)

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